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Brodo di Giuggiole

Il liquore che stregò anche Ulisse

di Lavinia Colonna Preti
Brodo di Giuggiole — Veneto Secrets

Bellissimo borgo medievale adagiato lungo i Colli Euganei in provincia di Padova, Arquà Petrarca è famoso oltre che per la casa museo di Francesco Petrarca, scrittore, poeta, primo umanista della storia, per un’originale bevanda, un’unicità tutta veneta: il Brodo di Giuggiole.

La giuggiola vanta una storia affascinante: arbusto di provenienza asiatica, è stata importata in Italia dai Romani e poi diffusa dai Veneziani che amavano talmente tanto il nettare dolce dei suoi frutti da aver dato vita all’espressione, come si trova scritto già nel ‘600, “andare in brodo di giuggiole”. Un frutto amato sin dai tempi degli antichi Egizi e dei Greci, tanto che si pensa che il “frutto del loto” citato nell’Odissea, che fece perdere la memoria agli uomini di Ulisse sbarcati sull’isola dei Lotofagi, potesse in realtà essere un giuggiolo selvatico.

Grazie al clima mediterraneo e alla straordinaria biodiversità che caratterizza i Colli Euganei, questa pianta trova in queste zone un ambiente perfetto, tanto che si diffonde molto rapidamente sia come pianta ornamentale che per essere utilizzata in cucina.

Brodo di Giuggiole — Veneto Secrets

Le famiglie della zona si tramandano, infatti, la ricetta del “brodo di Arquà” a base di giuggiole che, grazie ad un procedimento di infusione tradizionale, danno vita a un liquore dolce dal caratteristico colore rosso. La sua diffusione fino ai nostri giorni si deve in particolare a Bepi Scarpon, soprannome di Giuseppe Callegaro, che negli anni ‘50 inizia un vero e proprio salvataggio di molti giuggioli nel territorio di Arquà Petrarca, in quegli anni sacrificati per fare posto ai ben più produttivi uliveti, e avvia quindi anche una produzione artigianale di prodotti a base di questa pianta.

Grazie all’amore dei nipoti di Bepi, Alessandro e Alberto, per queste terre, il Brodo di Giuggiole è stato riscoperto e perfezionato negli anni 2006-7. Pensate che la ricetta originale è addirittura spiegata nell’Enciclopedia della Crusca del 1612 secondo la quale deve essere utilizzata frutta autunnale, come giuggiole appunto, ma anche mele cotogne, uva e melograni, i quali una volta preparati sono messi in infusione nell’alcool per almeno qualche mese. Il composto viene quindi filtrato, e, dopo aver portato il grado alcolico a 24 °C, imbottigliato.

Oggi l’Azienda Agricola Scarpon è l’unico vero produttore del Brodo di Giuggiule di Arquà Petrarca, custode di questa antica tradizione e della ricetta di un nettare unico che distribuisce e fa conoscere in tutto il mondo.

Perché amarlo
Per il suo originale colore rosso ambrato e il gusto dolce con profumo di giuggiole e sentore di nocciolo.

Dove assaggiarlo
Prenotate una degustazione all’Azienda agricola Scarpon, magari nei giorni della Festa della Giuggiola che si tiene le prime due domeniche di ottobre.

L’abbinamento must
Per un aperitivo o cocktail miscelato insieme a Prosecco o Fior d’Arancio o con la carne rossa servito in riduzione.

Maggiori info
Brodo di Giuggiole

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