Vetro di Murano: gli oggetti del desiderio di “The Venice Glass Week”
Per chi ama il vetro, l’indirizzo che schiude le porte della percezione di un mondo magico fatto di arti antiche e maestria moderna è sempre e solo uno: Murano, la piccola isola a Nord della Laguna di Venezia, sinonimo in tutto il mondo della più fine arte vetraia. Quest’anno la prima edizione di The Venice Glass Week, promossa dalla Città di Venezia, dalla Fondazione Musei Civici di Venezia, dalla Fondazione Giorgio Cini, dall’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti e dal Consorzio Promovetro Murano e conclusasi il 17 settembre scorso, ci ha regalato l’occasione, con oltre 150 eventi, di visitare gli atelier e gli spazi espositivi di alcuni tra i maggiori artisti del vetro.
Ma facciamo un passo indietro per capire la genesi di questa affascinante, e unica, tradizione artistica muranese. Il vetro (composto a base di sabbie silicee lavorate ad alte temperature) pare nasca “per caso” in Mesopotamia all’incirca nel III millenio a.C. e che le sue tecniche di lavorazione vengano poi perfezionate a Roma e Bisanzio, conoscendo una rapida diffusione dopo l’invenzione della soffiatura nei primi decenni prima di Cristo.
Snodo nevralgico di saperi e commerci, Venezia ne diviene il più importante centro di produzione d’Europa tanto che, per proteggere il florido indotto, nel 1291 decreta il trasferimento di tutte le vetrerie nell’isola di Murano in modo da confinare eventuali incendi e meglio riuscire a preservare le tecniche di lavorazione dalle spie della concorrenza. Un segreto che Murano riesce a custodire sino al XVII secolo quando il sapere si disperde e l’avanzamento della tecnologia rende pian piano possibile la produzione di massa di oggetti in questo materiale.
Anche se da allora le tecniche di lavorazione del vetro di Murano non sono più un mistero, l’isola mantiene un riconosciuto primato per l‘eccezionale abilità nella modellazione del vetro soffiato dei suoi maestri, un’arte affinata nel corso dei secoli da vere e proprie dinastie di artisti che hanno creato alcuni tra i design più iconici al mondo. Pensiamo al vaso “fazzoletto”, oggi uno dei simboli di Venini, che risale al ‘400, o il “Ca’ Rezzonico”, il celebre lampadario fatto di ciocche che si dipanano dal centro adornate di centinaia di decorazioni floreali inventato nel ‘700 da Giuseppe Briati proprio per la potente famiglia Rezzonico. Se consideriamo che oggi a Murano operano circa 100 maestri (coloro in grado di creare da un grumo di vetro incandescente oggetti di altissima qualità), di cui solo una minoranza si dedica alle più alte forme d’arte vetraia, e che per realizzare a mano un lampadario Ca’ Rezzonico si impiegano oltre 2 mesi di lavoro, possiamo immaginare perché il vetro artistico sia così prezioso.
Andiamo a conoscere alcuni tra gli artisti e fucine creative più “secret” di Murano che hanno partecipato alla The Venice Glass Week (se andate a vedere l’hashtag #theveniceglassweek su Instagram scoprirete tantissimi altri artisti e designer di cui vi innamorerete), uno spunto per lo shopping o una gita nell’isola, totalmente al di fuori dalle logiche del turismo di massa.
Davide Salvadore: il maestro delle forme impossibili
Davide Salvadore è uno dei più grandi artisti viventi di Murano, con ben 11 generazioni di maestri vetrai alle spalle, famoso per le sue originalissime sculture che, combinando una moltitudine di raffinate tecniche, danno vita a forme e colori mai creati prima. La sua ispirazione parte da lontano, quando sin da piccolissimo aiuta la madre a confezionare perle a lume per le case di moda più famose come Yves Saint Laurent e Christian Dior, una tradizione manifatturiera frutto del fiorente commercio di perle di scambio destinate alle Colonie d’Africa di cui Venezia per lungo tempo ha avuto il monopolio. Oggi quelle perle sono tra gli elementi distintivi delle straordinarie opere d’arte che lo hanno reso famoso in tutto il mondo, come le meravigliose Murridoli, che ricordano le divinità egizie, oppure il Tiraboson, ispirato agli strumenti musicali delle tribù africane. Anche la moda continua a essere nel destino dell’artista: nel 2017 ha collaborato con Maliparmi per il 40° anniversario del brand, dando vita a Murrha: una mini collezione di pezzi ispirati all’Africa decorata con murrine e perle multicolore che omaggia la fondatrice Marol Paresi e la sua passione per il vetro di Murano (l’attesa collezione sarà nei negozi da novembre 2017).
Nel 2016 i figli Marco e Mattia, anch’essi maestri vetrai avendo ereditato sin da giovanissimi la stessa grande passione del padre, hanno aperto la galleria d’arte MAMA Salvadore (Fondamenta dei Vetrai 113, Tel. +39 041736772) dove, oltre alle opere di Davide Salvadore, sono esibiti anche lavori di artisti internazionali che eccellono nelle tecniche a loro più care. Come l’americano John Kiley, per la prima volta esposto in Italia, famoso per l’utilizzo davvero originale della difficile tecnica dell’incalmo (che consiste nella saldatura a caldo di due diversi vetri soffiati in modo da ottenere in uno stesso oggetto zone coloristiche differenziate; sua è l’opera sferica nell’ultima foto a dx). In Fondamenta dei Vetrai 128a Marco e Mattia hanno aperto anche “Salvadore”, un piccolo negozio dove si possono acquistare bijoux e oggetti per la casa realizzati nel loro atelier. L’atelier dell’artista è visitabile per tour guidati su appuntamento.
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Collezione Murrha by Maliparmi
Aristide Najean: il pittore maestro vetraio
Le meravigliose sculture luminose in vetro di Aristide Najean si possono ammirare nei luoghi del lusso più iconici di Venezia, tra cui la Palazzina G e il Fondaco dei Tedeschi, nelle dimore private e negli hotel più raffinati al mondo come The Dorchester a Londra, il Plaza Athénée a Parigi e l’Hotel de Paris a Monte Carlo. Sin dalla sua infanzia è un artista che ama sperimentare con ogni tipo di supporto e materiale apprendendo molteplici tecniche: pittura in primis, incisione, architettura, affresco… Nel 1986 scopre il vetro di Murano e, grazie ad uno scambio di talenti con il maestro Mario Badioli (lui gli svelerà i segreti delle lavorazioni del vetro, mentre Aristide quelli della pittura), diventa suo mezzo espressivo prediletto in cui compendia sublimandole tra loro tutte le tecniche imparate sino ad allora.
Nella primavera del 2008 Aristide incontra il designer Philippe Starck e ne nasce un sodalizio artistico che lo lega ancora di più a Venezia, tanto che nel 2015 decide di rilevare la storica fornace di Murano appartenuta al grande maestro vetraio Alfredo Barbini, chiamata La Cattedrale per le sue imponenti forme architettoniche, che diventa il suo “rifugio” creativo. La grande forza plastica e l’originale tavolozza colori che contraddistinguono le opere di Najean, tutti pezzi unici, trovano oggi espressione più alta nella realizzazione dei suoi richiestissimi chandelier, vere e proprie sculture composte da centinaia di pezzi realizzati a mano su disegno dell’artista. Recente è la collaborazione con Baccarat, azienda simbolo del cristallo francese, che unisce per la prima volta nella storia le due leggendarie tradizioni rivali, ovvero arte del vetro muranese e boemo, in un tripudio sorprendente di figure zoomorfe da un lato e papilles scintillanti dall’altro.
Le opere di Aristide Najean si possono acquistare esclusivamente a Murano presso La Cattedrale, dove sono esposti anche i suoi più recenti lavori pittorici, aperta al pubblico solo in occasione di particolari eventi o su appuntamento.
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Berengo Studio: la galleria d’arte vetraia
Berengo Studio nasce nel 1989 da un’idea di Adriano Berengo con la mission, pioniera per un’epoca in cui il vetro veniva utilizzato principalmente per oggetti di uso comune, di diffondere l’eccellenza del vetro di Murano nel mondo e incoraggiare i maggiori artisti ad utilizzarlo per le loro opere. Nel 2009 nasce Glasstress, il maggior evento che porta il vetro nel mondo dell’arte contemporanea incoraggiando la sperimentazione delle sue potenzialità espressive in un dialogo tra designer internazionali e maestri di Murano.
Ogni due anni, in concomitanza con la Biennale d’Arte di Venezia e con il supporto della più recente Fondazione Berengo, Glasstress espone al pubblico il frutto di queste collaborazioni in due location, la prima è Palazzo Franchetti a Venezia, sede della Fondazione stessa, la seconda prende il nome di Berengo Exhibition Space a Murano, un’antica fornace divenuta spazio espositivo permanente. Qui, davvero imperdibile, si può visitare l’installazione “The Unplayed Notes Factory” di Loris Gréaud, curata da Nicolas Bourriaud (Murano, Campiello della Pescheria). Un’incredibile opera tributo alla tradizione del vetro muranese che avvolge il visitatore in una nuvola pulsante di bolle di vetro che si illuminano come una grande palla di fuoco in un climax multisensoriale fatto di giochi di fumo, suoni di vetri infranti e dalla performance di un maestro vetraio che mostra al pubblico come vengono create le bolle che compongono l’opera.
La galleria Berengo Studio 1989 (Fondamenta Vetrai 109/a, Tel. 041 739453), aperta al pubblico, è l’indirizzo must-see per conoscere ed acquistare le opere degli artisti del vetro più cool, mentre la fornace spazio espositivo rimane aperta solo in occasione di eventi (l’istallazione di Loris Gréaud, collaterale della Biennale d’Arte, è visitabile sino al 26 novembre 2017).
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Tips
Vicino al Museo del Vetro, l’Hyatt Centric Murano Venice è perfetto per una pausa caffè all’ombra dei due lampioni che si amano, uno degli scorci più pittoreschi di Murano (Riva Longa 49, Tel. +39 041 736250). Per un menù a base di pesce si può, invece, andare allo storico ristorante Busa alla Torre da Lele, situato proprio davanti all’enorme scultura di vetro simbolo di Murano (Campo Santo Stefano 3, Tel. +39 041 739662), oppure da Acquastanca, osteria contemporanea di design, perfetta sia per una pausa veloce che una cena più elaborata (Fondamenta Manin 48, Tel. +39 041 3195125).
Come arrivare a Murano
Da Piazzale Roma e Stazione Ferroviaria a Murano fermata Colonna “A”: Linea 3 (20 minuti circa)
Da Fondamente Nuove a Murano fermata Faro: Linea 4.1 (13 minuti circa), Linea 12 (10 minuti circa), Linea 13 (10 minuti circa)