Quando la magia della luce incontra “il” capolavoro di Tintoretto
Immaginate oltre 60 capolavori cinquecenteschi collocati nella loro posizione originaria in un edificio che non ha praticamente subito modifiche dalla posa della sua prima pietra nel 1515. Parliamo della Scuola Grande di San Rocco, nata come sede di una confraternita di cittadini benestanti dediti ad opere benefiche, che custodisce alcune tra le opere più straordinarie della pittura veneta: si tratta del ciclo del Tintoretto, dipinto dal genio veneziano in 24 anni dal 1564 al 1588, che rappresenta per Venezia ciò che la Cappella Sistina è per Roma.
Figlio di un tintore, definito dal coevo Vasari “il più terribile cervello che mai abbia avuto la pittura”, Jacopo Robusti divenne famoso con il nome Tintoretto proprio in riferimento al mestiere del padre. Ancora bambino, pare che il giovane Jacopo usasse i colori del laboratorio per dipingerne le pareti così che il padre Battista gli trovò un posto di apprendista nella bottega di Tiziano. La leggenda narra che quando il Maestro intuì il suo talento vide in lui un possibile rivale, tanto da allontanarlo dal suo circolo. Ma a Tintoretto la “stoffa” di certo non mancava e, abile imprenditore di sé stesso e grande uomo di marketing, forte del motto “il disegno di Michelangelo, il colore di Tiziano”, che ben descrive il suo talento e ambizione, iniziò a lavorare con successo su commissione.
Anche l’ambita collaborazione con la Scuola Grande di San Rocco, che bandì una gara a cui parteciparono tutti i grandi pittori dell’epoca, fu ottenuta da Tintoretto grazie a un geniale ‘coup de théâtre’. Dopo essersi procurato le misure esatte dell’ovale del soffitto, il giorno della consegna dei progetti Tintoretto si presentò con un telero già pronto, oscurando così i semplici disegni dei concorrenti, e si offrì di regalarla alla Scuola e poi addirittura di donarla a San Rocco. Non essendo possibile, secondo la Statuto della Scuola, rifiutare una donazione, i Confratelli furono costretti ad accettare e in effetti, pensando ai 2 piani di meraviglie firmate Tintoretto, si capisce come la storia ebbe un lieto fine per il geniale Jacopo.
Quasi 500 anni dopo, nasce “Tintoretto ritrova la luce”, un progetto di lighting design mozzafiato, nato per permetterci di ammirare le opere custodite nella Scuola Grande di San Rocco in tutto il loro splendore originario, in primis gli straordinari 33 teleri della Sala Capitolare. Il progetto, realizzato dall’architetto Alberto Pasetti Bombardella con iGuzzini, unisce tecnologie avanzatissime, ricerca e creatività dando vita a un “restauro percettivo” davvero unico nel suo genere. Progetto ancora più affascinante perché si “fonde” con l’illuminazione d’autore realizzata dall’immenso Mariano Fortuny nel 1937, il cui atélier, situato all’interno dell’omonimo palazzo gotico che fu la sua casa, merita assolutamente una visita. La Scuola, che fino ad allora, infatti, aveva utilizzato solo la luce naturale, chiese all’artista spagnolo, inventore della luce indiretta utilizzata in ambito teatrale, di illuminarla. Mariano utilizzò il suo sistema di illuminazione con piantana e riflettore orientabile a luce indiretta, i cosiddetti “bracieri” che oggi nascondono il sistema super-tecnologico di luci realizzate ad hoc da iGuzzini.
“Tintoretto ritrova la luce” fa parte di un piano di riqualificazione delle luci voluto dalla Confraternita della Scuola Grande di San Rocco e iniziato nel 2009. Affidato a Alberto Pasetti Bombardella, esperto di beni culturali e illuminazione museale, il progetto consente di dar vita a vere e proprie “scene luminose” capaci di consentire sia l’illuminazione diffusa dell’ambiente sia quella interpretativa delle singole opere.
Nella Sala Capitolare questo sistema ha raggiunto oggi il suo apice, aggiungendo delle luci dissimulate praticamente invisibili posizionate dopo un accurato studio degli spazi e dei cavedi utilizzabili, che rivelano dettagli mai visti prima. Così tutte superfici decorate, dalle opere pittoriche di Tintoretto all’apparato decorativo di modanature dorate, dalle dorsali lignee perimetrali con le allegorie di fine Seicento e primi Settecento alla pavimentazione marmorea intarsiata, vengono rivelate in tutta la loro bellezza. Nell’adiacente Sala dell’Albergo si trova un’ennesima sorpresa: un preziosissimo frammento del fregio continuo che unisce soffitto e pareti, scoperto durante un restauro, che è rimasto perfettamente intatto nel tempo. Il particolare, che raffigura due mele, offre una rarissima testimonianza della vivacità dei colori originari di tutto l’insieme pittorico, un vero viaggio nel passato!
Per i più fortunati, lo spettacolo della luce che, a sala inizialmente buia, accompagnati dal solo suono della musica in crescendo, illumina i 33 teleri ad uno ad uno, è semplicemente imperdibile, apoteosi della roboante bellezza artistica di una Venezia all’apice del suo splendore.
Per concordare modalità e costi della visita privata con l’illuminazione dinamica è necessario contattare la Segreteria della Scuola.
Info utili
Scuola Grande di San Rocco
San Polo 3052
30125 Venezia
Tel. +39 041 52 34 864