La storia di una delle opere più famose al mondo che rappresenta l'amore tra il dio Eros e la bellissima Psiche, nell’eterno conflitto tra ragione e sentimento.
Antonio Canova nasce a Possagno nel 1757 e fin da giovanissimo, rimasto orfano di padre, lavora come tagliapietre e scultore con il nonno Pasino Canova, dimostrando subito un enorme talento. Grazie all’interesse del senatore Giovanni Falier che ne capisce il genio, diventa praticante presso lo studio di Giuseppe Bernardi, suo maestro, e studia all’Accademia delle Belle Arti di Venezia, dove inizia a concepire i suoi primi capolavori.
Nel 1779 Canova si trasferisce a Roma dove crea le sue opere più belle ispirate all’arte classica, tanto era innamorato delle sculture greche e romane che all’epoca vivevano un periodo di grande riscoperta e fulgore. Nel 1787, appena trentenne, si trova a Napoli per riposarsi dalle fatiche del monumento funebre a Clemente XIII e incontra il colonnello britannico John Campbell, fervido collezionista, che gli commissiona un’opera dedicata a Amore e Psiche, i protagonisti del racconto dell’Asinus Aureus di Apuleio. Per questo lavoro, pare che il Canova si ispirerà agli affreschi che ammira durante le sue visite agli scavi di Pompei ed Ercolano.
Surely I dreamt to-day, or did I see the winged Psyche with awaken’d eyes?
(John Keats, estimatore del Canova, in Ode to Psyche, 1819)
Una delle opere più famose al mondo, Amore e Psiche rappresenta la contrastata e passionale storia d’amore tra il dio Eros e la bellissima, ma terrena, Psiche, nell’eterno conflitto tra ragione e sentimento.
Canova ne realizza 2 diversi gruppi: il più celebre denominato Amore e Psiche Giacenti (o che si abbracciano) e Amore e Psiche Stanti.
Il primo, in cui la bella Psiche è risvegliata dal bacio di Amore, commissionato appunto nel 1787 e realizzato nell’arco di svariati anni, non verrà mai consegnato a Campbell, pare per problemi economici. Viene invece acquistato dall’olandese Enrico Hoppe e poi ceduto a Gioacchino Murat, maresciallo dell’impero francese, re di Napoli e cognato di Napoleone, anch’esso, come l’imperatore, grande estimatore dello scultore. L’opera, presentata nel 1801 nel castello di Murat di Villiers-la-Garenne press Neuilly-sur-Seine verrà poi consegnata a Napoleone nel 1808 in cambio di proprietà nel regno di Napoli. Nel 1809 egli la farà trasferire al castello di Compiègne da dove passerà definitivamente al Louvre trasformato in Musée Napoléon.
La seconda copia esistente di Amore e Psiche Giacenti, su volere dell’imperatrice Caterina II di Russia, viene invece commissionata dal principe Nikolaj Jusupov ed è quella che oggi si può ammirare all’Ermitage di San Pietroburgo.
Nell’altro gruppo, commissionato sempre da Campbell, Amore e Psiche sono invece raffigurati da Canova in piedi in un gesto romantico quanto significativo: Psiche dona, infatti, una farfalla al suo amato, simbolo della sua anima, in quanto in greco antico l’insetto è chiamato Psiche, che significa, appunto, anima. Rimasta di nuovo nello studio dell’artista perché non saldata da Campbell, la scultura viene anch’essa venduta a Gioacchino Murat per poi divenire, stessa sorte del gruppo semi-disteso, di proprietà del Museo del Louvre.
La seconda copia di Amore e Psiche Stanti verrà, invece, ceduta da Campbell a Josèphine de Beauharnais, moglie di Napoleone, e in seguito acquistata dallo Zar Alessandro I di Russia per collocarla all’Ermitage di San Pietroburgo.
E’ curioso quindi, per un gioco del destino, come i due diversi gruppi marmorei di Amore e Psiche siano oggi entrambi e rispettivamente di proprietà di due tra i più importanti musei al mondo, il Louvre e l’Ermitage.
E i gessi dove si trovano? La tecnica con cui l’artista realizzava le sue opere consisteva, infatti, in diversi passaggi, che iniziavano da una versione in argilla, il quale serviva da base per realizzare il modello in gesso, identico nella misura e nella forma al lavoro finale, e poi successivamente in marmo.
Il gesso di Amore e Psiche Giacenti si trova, dunque, al Metropolitan Museum di New York, mentre Amore e Psiche Stanti si può ammirare presso la meravigliosa Gypsotheca di Possagno, in provincia di Treviso. Dal greco gypsos (gesso) ovvero luogo in cui si conservano le opere in gesso, qui sono conservate molte opere del Canova.
Se oggi possiamo avere il grande privilegio di ammirare in un unico luogo le opere in gesso del genio del neoclassicismo lo dobbiamo al fratellastro di Antonio Canova, il vescovo Giovanni Battista Sartori. Egli, grazie al patrimonio ereditato alla morte dell’artista avvenuta nel 1822, riuscì a far trasportare tutte le opere presenti nello studio romano prima tramite mare fino a Marghera e poi, grazie a dei carri trainati da asini, fino al paese natio di Antonio Canova. Qui, oggi, si trova oltre che la Gypsoteca, ultimata nel 1844, anche il celebre Tempio Canoviano ispirato al Pantheon di Roma, la chiesa arcipretale della Santissima Trinità.